Lombalgia

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MAL DI SCHIENA

Scopriamo insieme cos’è, le possibili cause e le indicazioni terapeutiche


Aggiornato il: 18/07/2020


Introduzione e contesto di riferimento:
La lombalgia, meglio conosciuta come mal di schiena, è un comune malessere che colpisce ed ha colpito il genere umano da molti secoli. Storicamente, l’uomo associa al concetto di lombalgia quello dell’utilizzo di presidi ortopedici per lo scarico delle sollecitazioni quotidiane (es il corsetto). In realtà le cause scatenanti sono numerose e in continuo aumento: basta considerare che nello studio dei casi, al giorno d’oggi, sempre più spesso sono coinvolti medici specialisti in rami differenti quali psicologi, sociologhi, biochimici e immunologi.

Il rachide: che cos’è e da cosa è composto?
Il rachide, o spina dorsale, è caratterizzato dalle sue proprietà statiche e dinamiche la cui limitazione può provocare o aggravare fenomeni patologici. La funzione statica svolge un ruolo di sostegno del tronco in opposizione alle forze di gravità ed inerziali; la funzione cinetica, è invece consentita grazie alle singole unità funzionali comunemente dette vertebre. Queste sono formate da una colonna anteriore composta da corpi vertebrali, dischi e relativi legamenti, e una colonna posteriore composta da apofisi articolari, archi neurali e rispettivi legamenti. Il loro comportamento meccanico si manifesta negli spostamenti tra due vertebre, consentiti e limitati dall’azione delle articolazioni interapofisarie oltre che dalla deformazione elastica lineare delle diverse strutture. La valutazione delle caratteristiche elastiche dei dischi intervertebrali è oggetto di studio per cercare di prevedere le conseguenze di sollecitazioni statiche o dinamiche durante le attività dell’uomo e le possibili ripercussioni nella patologia della schiena.

Perché sentiamo dolore?
La ricerca scientifica ci conferma l’influenza dei fattori meccanici nell’origine della lombalgia, più frequente tra i 40 e i 50 anni, periodo in cui l’aumento di peso e la perdita del tono muscolare portano ad un aumento di sollecitazioni a carico del rachide. Fattori di rischio importanti sono rappresentati anche dalle posture viziate così come le condizioni di vita frenetica e di lavoro. È risaputo che le unità funzionali spinali, quando sottoposte a carichi, modificano la loro geometria per poi riacquisire la forma originaria al termine dell’applicazione della forza. Ciò permette di poter paragonare la colonna ad una struttura portante elastica che però non possiede proprietà omogenee per le diverse strutture anatomiche da cui è composta, per cui assume un carattere di elasticità imperfetta. Questo comporta che all’estinguersi delle forze esercitate, rimanga una piccola frazione di deformazione mentre l’energia elastica non restituita si trasformerà in energia vincolata. In condizioni fisiologiche l’energia vincolata è trascurabile, mentre per una colonna patologica si traduce in un’alterazione permanente. Quindi, mentre a una colonna in equilibrio naturale corrisponde uno stato di deformazione naturale, e perciò stabile, ad una colonna patologica corrispondono deformazioni innaturali e quindi instabili. Sebbene questi principi siano meccanicamente esatti, tengono poco in considerazione la componente biologica del sistema per cui in presenza di una condizione infiammatoria, degenerativa o traumatica si altera il comportamento elastico della parte interessata.

Il corpo umano cerca di trovare un rimedio, ma purtroppo non sempre è così:
Si riscontrano comunemente patologie come le spondilolistesi o scoliosi in cui sono presenti forti alterazioni dei vincoli da cui deriva un’instabilità meccanica, ma in cui non si osserva nel tempo alcun cambiamento dei rapporti. Questo comportamento rappresenta la caratteristica del sistema biologico che è capace di reagire tramite cambiamenti strutturali locali e generali formando nuovi vincoli capaci di stabilire una nuova condizione di equilibrio naturale. Per questo motivo si è portati a sostituire il concetto di instabilità con quello di equilibrio stabile ed equilibrio instabile, introducendo anche il concetto di stabilità temporanea e instabilità permanete. La stabilità temporanea si ha se la struttura biologica è in grado di realizzare un nuovo equilibrio stabile da sola o con l’aiuto di ausili terapeutici. L’instabilità permanente, al contrario, si ha se la struttura biologica non è in grado di realizzare un nuovo equilibrio stabile.
Un processo degenerativo può essere provocato da un aumento delle sollecitazioni tale da provocare l’uscita di una o più strutture. Questo aumento può accadere non solo per un aumento dei carichi esterni, ma anche e soprattutto per una perdita di efficacia dei muscoli capaci di assorbire una notevole porzione delle sollecitazioni o per posture errate. Una così stretta relazione fa sì che tutte le strutture siano coinvolte nell’evoluzione del processo degenerativo, qualunque sia stata la lesione iniziale. In ogni situazione i fenomeni infiammatori provocano dolore e scatenano una contrattura muscolare che in fase iniziale rappresenta la risposta dell’organismo tramite l’immobilizzazione della colonna, se perdura nel tempo finisce per diventare un ulteriore fattore di instabilità.

Cosa fare se abbiamo mal di schiena?
L’inquadramento della lombalgia cronica è difficoltoso; in ordine di frequenza la causa iniziale deriva dalla degenerazione discale o delle faccette articolari o da lesioni a carico di legamenti e/o muscoli. L’opera del fisiatra è determinante per favorire il recupero di un equilibrio stabile tramite un trattamento che distribuisce al meglio le sollecitazioni. Questo obbiettivo può essere raggiunto tramite la rimozione delle contratture e dei blocchi articolari insieme alla correzione di posture errate ed il ripristino del tono muscolare. C’è da dire che tutto ciò è da vietare nel caso in cui sia presente una situazione di equilibrio instabile, in questo caso diventa opportuno mirare a un temporaneo, ma totale scarico delle sollecitazioni tramite l’uso di corsetti. Solo un indirizzo terapeutico di questo tipo sarà in grado di rendere possibile il recupero di un equilibrio stabile.




La riabilitazione nel lombalgico – aspetti biomeccanici
Aulisa L., Lorini G., Valassina A.